Raccolta di scritti perduti di John Wilde

Trovo utile spendere qualche parola per presentare questa raccolta col fine di chiarire le idee, per quanto ? possibile, ai lettori. Il mio nome ? Arthur Doyle ed esercito la professione di scrittore e questa ? la prima volta nella mia carriera che presento una parte dei lavori di un altro scrittore e poeta, di cui non ho avuto onore di farne quel poco di conoscenza per chiamarlo collega, che a mio avviso merita l'attenzione dell'occhio del pubblico. Il nome dell'autore di questi frammenti qui esposti suona (sui documenti) come John Arthur Wilde. Trattasi di un autore a dir poco sconosciuto di cui io ho avuto il pregio casuale di trovare, tralasciando il come per non riempire questa pagina di ulteriori spiegazioni che non trovo utili presentare, i suoi scritti originali. Chiedo ai lettori di guardare a questa raccolta non nel suo organico ma nelle singole parti che la compongono, vi presento queste composizioni come rovine di una gloria culturale passata di cui sento il dovere morale di diffondere quanto basta per non lasciarle scomparire nel dimenticato. Troverete qui i frutti dei pensieri di pi? varia estrazione e natura per cui ho gi? infranto una regola nel presentarveli tutti insieme, almeno quelli che io ho trovato, che ci bastano per fantasticare su quale carattere potesse avere l'intera opera di quest'uomo. Mi rendo conto che forse esagerer? nel dire che questo autore merita tutto il mio rispetto, ovviamente lascer? il giudizio, non semplice da formulare, al lettore che si avviciner? a questi pezzi di pietra che facevano parti di templi di una cultura a noi ora sconosciuta